Lucian BLAGA – I poemi della luce, Garzanti, 1989

Paradiso in sfacelo                                                                                            

a cura di Marin Mincu e Sauro Albisani, traduzione di Sauro Albisani

 

L’alato custode tien ritto

un moncone di spada ormai spento.

Non lotta con nessuno

ma si sente sconfitto.

Serafini col crine brinato,

sui prati e sui campi, dappertutto,

hanno sete di vero,

ma le acque dei fonti

i secchi han rifiutato.

 

Arando senza impegno

con aratri di legno

gli arcangeli lamentano

la gravezza dell’ale.

Oltrepassa le prossime stelle

la colomba dello spirito santo,

col becco spegne l’ultime facelle.

A notte angeli nudi

si stendono sul fieno rannicchiati:

ahimè, ahi mio Dio,

quanti ragni han sepolto il vivo rio,

marciranno anche gli angeli sotterra,

anche i miti la sabbia ardirà prosciugarne

di questa triste carne.

 

Un uomo si sporge sul margine

 

M’accosto al margine:

non so – è del mare

o del gramo pensiero?

 

L’anima mia sprofonda,

come anello dal dito

smagrato per un male scivolando.

Ormai nessuna strada è lunga,

nessuna voce m’allontana.

Giungi, tu, nulla.

 

Sui gomiti una volta ancora

mi sollevo un palmo da terra

e ascolto.

L’acqua urta la sponda.

Nient’altro, nulla,

nulla.

 

Il poeta

 

Anche se invento una poesia

non faccio che tradurre.

E poi, è giusto che così sia.

Così soltanto ogni verso ha una terra

per germogliare e diventare fiore.

Traduco sempre. Traduco

in lingua romena

un canto che il mio cuore

dolcemente m’annuncia, nel suo idioma.