Vecchi specchi
Questa sia la mia linea
prima dello stacco
definitivo che è già
avvenuto
e deve essere solo
ratificato dai dubbiosi
contraenti
È la libertà infatti
come tutti i patti
questa morte
il confine la riva
burocratica
che si apre tra le statue
di angeli d’asfalto
Questa è la mia Maginot
io ti dicevo
soffiando sopra
i vecchi specchi
e poi sparivo piano
nel panico di un metro
di distanza
Me lo hai insegnato tu stesso
indicandomi i disegni
di un libro di scuola
in che buche vivevano una volta
i soldati
e un po’ più avanti
mi avevi elencato
tutti gli eroi i morti
la mitologia
inutile e astrusa del Valhalla
Io ora ti ascolto
stanco in una domenica
assolata in un vecchio
ristorante
io stesso un vecchio
io come per beffa trasformato
in anziano notaio
e aspetto ancora che gli dei
o perlomeno i santi
tornino dalla toilette
del fondo sala
e che il tempo dia uno strappo
perché io possa slegarmi da te
più forte e amorevole
di quando mi tendevi la mano