Le mura di Kron
L’Europa è un orlo a frange, un fiordo,
mille approdi e sùbito i monti.
I monti li dosiamo coi camion
rifocilliamo di ghiaia gli arenili
consumati da un mare annidato
nel grigio biancore dei ghiacciai.
Paura di lasciare il mondo al sole.
Il mare torna a galla
come un diluvio ben ricordato.
Si sta innalzando la verità.
Il mare si rammarica assediando
le terre emerse in tutto ciò che fa.
Il sole sempre a mezzogiorno
è un criminale snidato che culmina.
Tu stai all’aperto per fare la fila,
c’è l’ombra d’una nube che si fulmina.
Siamo i reciproci, gli scontri e i contusi,
sacchi di stoffe su allergie, eritemi,
il secco di respiri sempre chiusi.
E i treni prendono l’aereo,
le navi proseguono in cabinovia.
La gara fra le case, in fila per vedere
chi arriverà prima in periferia.
Verso la fine, i prezzi sono modici.
Disaggreghiamo i dati statistici,
i danni li stimiamo se turistici.
E le preghiere diventano codici.
Salmi e versetti pettinati in congegni.
Mercato di vini e di veli frammisti.
Fitte emicranie, pensieri nel pozzo.
L’Economia è un eliso di schiavisti.
Chi parla di salvezza è rozzo.
Meglio suicidi che fascisti.
*
Gli alberi che non vediamo
sono gli uccisi da quelli che vediamo
farsi posto, gentili, affusolando le sagome,
predestinati al cielo, astretti, ariani.
In basso invece c’è la storia:
gesti nodosi, ramaglia complicata
come una trama shakespeariana,
agguati d’anni, anfratti proditori
e carceri d’aria verde scuro.
Fermi e innocenti come la scena
da cui i servi abbiano appena ripulito
le lacrime e il sangue.
*
Di notte annuisco, mi accosto al nero
accostamento di ogni cosa, sono
un generale imposto dalla truppa.
Faccio la voce di parole altrui.
Un comandante di fiumi
mi tiene al suo servizio.
Io dipingo pareti e le dissolvo
perché il colore dissolve l’oblio.
È notte, esiste l’anima
mentre nel giorno incappucciato solo Dio.
Paolo Febbraro (Roma 1965) vive a Dublino, ma per motivi di lavoro trascorre circa trecento giorno l’anno a Roma. Le sue opere in versi sono Il secondo fine (1999), Il bene materiale (2008), Fuori per l’inverno (2014) ed Elenco di cose reali (2018). Il Diario di Kaspar Hauser (2003), tradotto in spagnolo, inglese e francese, è un’opera in versi e in prosa, mentre racconti e aforismi sono comparsi in I grandi fatti (2016). Fra i suoi saggi letterari: L’idiota. Una storia letteraria (2011), Primo Levi e i totem della poesia (2013) e Leggere Seamus Heaney (2015). Ha curato la prima edizione italiana dei versi di Edward Thomas, La strada presa. Poesie scelte (2017) e Angel Hill di Michael Longley (2019).